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Cavalli - Conferenza stampa a Roma

15/10/2011 | News |
Cavalli - Conferenza stampa a Roma

Roma, 14 ottobre. Al cinema Quattro Fontane è stato presentato in anteprima in film “Cavalli” di Michele Rho. Alla conferenza stampa seguita alla proiezione erano presenti il regista, il produttore Gianluca Arcopinto, il distributore Andrea Occhpinti della Lucky Red (che appare anche in un piccolo ruolo), Pietro Grossi l’autore del racconto “Cavalli” inserito nella raccolta “Pugni” da cui è tratto il film, gli attori Michele Alhaique che interpreta Pietro, uno dei due protagonisti, e Duccio Camerini che veste i panni di Pancia, l’uomo che insegna ai due giovani protagonisti tutto ciò che c’è da sapere sui cavalli. Seduti in prima fila, anche i due piccoli Luigi Fedele e Francesco Fedele che interpretano i due protagonisti da bambini.

“Cavalli” è un film fuori dai canoni attuali. E’ un film epico, avventuroso, un melodramma familiare. Non è ambientato nei soliti appartamentini di città in cui si svolgono ormai la maggior parte delle pellicole italiane. E’ stato faticoso coinvolgere gli attori in un progetto così inusuale?

Arcopinto: E’ stato un film facile da questo punto di vista. Ho letto il racconto una volta e quando sono stati disponibili i diritti ho deciso che se ne poteva fare un film. L’ho sottoposto a RaiCinema che l’hai coprodotto che ha subito accettato. E’ stato un film costruito in maniera molto semplice malgrado le difficoltà collegate al fatto che a dirigerlo era un regista esordiente con tutti i rischi che si porta dietro un esordio. Quando ho cercato un distributore, Andrea Occhipinti ha letto la sceneggiatura e ci ha creduto. Dal punto di vista pratico è stato più difficile, ci sono stati infortuni sul set, Vinicio Marchioni è caduto da cavallo ed è stato fermo un mese e anche Michele Alhaique ha avuto dei problemi.
Occhipinti: La sceneggiatura mi ha colpito perché è una storia inusuale da raccontare al cinema. Importante è stato il cast, inoltre dovevamo scegliere due ragazzini efficaci, adatti a interpretare i protagonisti da bambini. Un altro aspetto importante era l’ambientazione, ci siamo chiesti se fosse giusta un’operazione di ‘regionalizzazione’. Michele Rho ha trovato un equilibrio fantastico, è una storia italiana ma senza un’ambientazione precisa, il film è credibile senza essere ‘localistico’.

Una domanda per il regista. Ha rifiutato la regionalizzazione per far aderire meglio i personaggi alla storia? Film come “L’uomo che verrà” e “Baaria” danno qualcosa di più raccontando una piccola storia locale e usando i dialetti. In questo film si sentono personaggi ignoranti, semi-analfabeti, parlare un italiano perfetto e forse in quel contesto suona un po’ strano.

Rho: Nei film nominati le circostanze storiche richiedono una ‘regionalizzazione’ precisa, ma la mia è una storia universale mi dava una certa libertà. La mia scelta è stata creare un distinguo, volevo che i personaggi fossero aderenti a quella universalità, volevo che fosse una sfida per me. Sono tutti archetipi, sia i personaggi che i luoghi.

Il film è ambientato alla fine dell’Ottocento nell’Appennino abruzzese, uno dei due protagonisti tenta più volte di varcare il confine, ma non si capisce di quale confine si tratta.

Rho: Si parla di un confine metaforico, si parla di andare ‘oltre’, di lasciare qualcosa, di lasciare i propri affetti. Non lo vedo come un confine geografico, è piuttosto un confine dell’anima.

Che lavoro si è fatto per la costruzione dei personaggi femminili in un film così “maschile”? C’erano già nel romanzo o ci avete lavorato ulteriormente?

Rho: Quando feci il provino a Giulia Michelini che interpreta Veronica le dissi che questo era un film di uomini mandato avanti da donne. Senza di loro la storia non sarebbe andata avanti. Il motore di tutto è la madre dei due protagonisti, parte tutto da lei, anche l’idea del padre di donare i cavalli ai due ragazzini. Anche il personaggio di Amanda, la moglie di Pancia, è importante. Appare poco ma la sua presenza è incisiva, dà calore ai ragazzini. Nel libro la figura della madre veniva appena accennata, abbiamo costruito noi il personaggio, mentre Amanda non c’era, ma per noi era necessario dare una nuova famiglia ai due ragazzi. Veronica c’era nel racconto in quanto figlia del farmacista del paese ma noi ci abbiamo costruito sopra una storia.
Pietro Grossi: Per me rivedere il film è stato ripercorrere il mio racconto. Ho amato il fatto che abbiano ripreso il libro e ne abbiano fatto qualcosa di diverso. Il racconto è una storia di uomini, la storia di un duello fra due fratelli che si amano, le donne erano solo spettatrici. Quando ho visto il film, ho amato molto questa dose di calore che gli hanno dato.   

L’amore per il cavallo ha sempre generato grande libertà creativa. Avete pensato alla ricaduta di questo in questa situazione di particolare congiuntura per il paese?

Rho: Il cavallo è un animale spettacolare, anche se addomesticato riguarda l’aspetto selvaggio di noi. Più vedo il film e più ne vedo la forza. Due fratelli che prendono decisioni imporranti nella vita, vanno avanti, lavorando, sudando. Compiono delle scelte, giuste o sbagliate, ma sono attivi, sono vivi. Sono orgoglioso di questi due protagonisti che sono diversi da tanti giovani d’oggi.

Come è andata con il training per l’uso dei cavalli?

Rho: C’è stato un lungo training per gli attori, dovevano essere credibili, anche quando toccavano o accarezzavano un cavallo. Abbiamo girato in situazioni difficoltose perché c’è sempre l’imprevisto dell’animale che reagisce come non ti aspetti.
Alhaique: La produzione mi ha dato la possibilità di fare lezioni con il cavallo che usavo in scena. Sono cavalli abituati a stare in un luogo protetto (vengono da un maneggio sulla via Appia) e che si sono ritrovati in un luogo diverso, questo ha provocato delle reazioni inaspettate.
Duccio Camerini: Anche io ho fatto training. Michele (Rho) mi ha anche convinto a mettere una mano in bocca a un cavallo ma la scena è stata tagliata.
Rho: Ricordo infatti che uno degli addestratori aveva solo quattro dita!
Occhipinti: Tormentavo Michele sugli aspetti tecnici dei cavalli ma mi sembra che il risultato è buono. In particolare Duccio ha appreso grande familiarità con gli animali.

Il regista era alla sua opera prima, nei momenti più difficili ha avuto momenti di sbandamento?

Arcopinto: Il film è stato facile da un certo punto di vista ma gestirlo è stato complicato. Dal punto di vista della realizzazione è stato un film difficile. Quando sono arrivati i primi intoppi ero terrorizzato da come poteva reagire il regista. Ma la scelta di Michele è stata indovinata, credo di aver scoperto un futuro grande regista. Anche nei momenti più difficili non ha mai ceduto e ha sempre ragionato.
Rho: E’ stata un’avventura incredibile. Sono arrivato sul set con tutti i miei appunti ma dopo due giorni ho capito che tutto ciò che avevo in mente doveva cambiare. La cosa migliore era assecondare ciò che succedeva, per esempio gli animali non stavano mai dove dovevano stare, le condizioni climatiche poi hanno giocato brutti scherzi. E’ stato un bel viaggio. Anche quando Vinicio (Marchioni) si è fatto male ed è stato fuori gioco per un po’ ho deciso di risolvere facendo riprese in campi lunghi. L’inseguimento a cavallo di Vinicio fra le montagne ad esempio lo abbiamo girato in due regioni diverse e in settimane diverse senza sapere cosa stesse succedendo dall’altra parte. E’ stata una bella sfida.

 


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